I Navajo sono molto diversi dai loro "vicini", le tribù Hopi e Pueblo. Questi ultimi sono principalmente agricoltori e sedentari, mentre i Navajo sono nomadi ed allevatori. Gli Hopi hanno una tradizione pacifista, i Navajo una guerriera. Appartengono al ceppo linguistico Atabaskan che è simile a quello degli Apache i quali comparirono nel Sud Ovest circa un migliaio di anni fa. L’esercito Americano usò i Navajo nella seconda guerra mondiale come ufficiali di collegamento perché i Giapponesi non riuscivano a decodificare il loro linguaggio. Dall’internamento del 1860 in Fort Summer in New Messico che decimò la tribù, i Navajo (o Dineh come preferiscono essere chiamati) sono cresciuti sino a diventare la tribù più numerosa degli USA con 220.000 membri.
La nazione è governata da un Consiglio Tribale ed una grossa parte dei suoi introiti viene dallo sfruttamento dei ricchi depositi di carbone e petrolio. Molti dei Navajo vivono tuttora in maniera semi nomade seguendo i loro greggi di pecore attraverso i Canyons sia in primavera che in estate, ma in inverno si ritirano sull’altopiano. Pur integrando molti elementi della mitologia dei loro vicini Pueblo e assimilando tecnologia dai conquistatori Spagnoli, i Navajo hanno sviluppato una cultura completamente autonoma. Sono famosi per la loro "pittura della sabbia" (una particolare arte che rappresenta i loro "caratteri mitologici"), un rito ancestrale sciamanico che usa sabbia di diversi colori allo scopo di guarigione. Dagli Spagnoli impararono la tecnica per lavorare l’argento, sanno creare preziosi e incantevoli ornamenti di turchesi; ora questa conoscenza artigiana ha raggiunto alti livelli. La lana dei loro greggi fornisce la materia prima per tappeti fatti a mano.