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Quando le circostanze lo permettevano, i pellerossa preferivano spaventare i bisonti, obbligandone alcuni a separarsi dalla mandria, dividendoli così in piccoli gruppi; questa tecnica gli permetteva di abbatterne un gran numero senza correre molti rischi, mentre solitamente la caccia al bisonte si rivelava molto pericolosa.
Questo sino al secolo XVI, allorquando con l'arrivo degli europei, gli indiani conobbero il cavallo e da li cominciarono a cacciare montando i leggendari Appaloosa, cavalli pezzati molto veloci e resistenti, grazie ai
quali la caccia si rivelò un compito molto più facile, raccogliendo al tempo stesso frutti maggiori. Però l'arrivo dei cavalli fu accompagnato dalla presenza dell'uomo del vecchio continente, il quale in pochi anni trasformò quel mondo, per lui nuovo, a sua immagine e somiglianza.


La lenta crescita culturale che nei secoli aveva trasformato l'Europa si abbatté con estrema rapidità nel continente americano, causando grandi traumi in un ambiente ancora vergine. Per l'europeo l'america era una terra selvaggia che doveva essere rapidamente civilizzata in tutta la sua estensione; per l'indiano, barbari dal viso pallido stavano per distruggere l'universo. Durante l'ultima glaciazione, molto più di mille anni or sono, grandi masse di acqua gelarono. Questo fenomeno fece affiorare in tutto il pianeta superfici sino allora sommerse che funzionarono come ponti unendo fra di loro i continenti, permettendo migrazioni a numerose specie animali.



Questo fu il caso dello stretto di Bering, fra l'Alaska e la Siberia, permettendo così a numerose mandrie di bisonti euroasiatici di colonizzare il nordamerica. Trovarono un territorio di immense pianure dove poter pascolare, così come perfette condizioni climatiche per crescere ed espandersi.

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